Che il Montepulciano d’Abruzzo potesse e dovesse invecchiare per mostrare tutto il suo carattere e tutta la sua eleganza, è una delle cose che Emidio Pepe aveva capito prima di tutti e in controcorrente rispetto al pensiero diffuso dell’epoca. I suoi colleghi erano convinti che le bottiglie che lui metteva da parte a ogni annata gli sarebbero andate tutte a male; perfino la Regione Abruzzo promuoveva questo vitigno come “da bere giovane, non adatto all’invecchiamento”.
Erano gli anni Sessanta, per la precisione il 1964, quando questo giovane viticoltore abruzzese, con la quinta elementare e senza studi di enologia o viticultura, si mise in testa di imbottigliare il succo fermentato delle uve delle sue colline, un terroir allora completamente sconosciuto, con la convinzione di poterne fare dei vini di classe mondiale. Vini eccezionali e sopra ogni cosa vini genuini: pura spremuta di succo d’uva fermentata, senza l’utilizzo di sostanze chimiche né in campagna né in cantina.
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